29 dicembre 2013

Cinismo postnatalizio.


- Oh! Che begli occhioni che hai in quella foto!
- Grazie, invece tu hai sempre la faccia come il culo.

26 dicembre 2013

Di zavorre e me.

Sappiate che voglio parlare di qualcosa di serio. [tutti in coro: nuooooohhh!] Sì.
Non ho nessuna intenzione di fare post natalizi anche se io AMO il Natale; parlerò di qualcosa che di certo assume in questi giorni una certa importanza: la pancia.

Ecco, dovete sapere - piccola parentesi - che dal 2011 alla scorsa primavera ho perso all'incirca 23 chili.
Questi periodi dell'anno sono quelli in cui salgo sulla bilancia e mi autoconvinco che quella tacca in più che vedo è perché i calzettoni che indosso sono pesantissimi, senza contare il fatto che non ho ancora fatto la cacca. Eheh. No, vabbè. [Sì, è così]

La cosa che sempre mi stupisce sono le foto. Ancora non mi riconosco senza quei 23 chili in meno (e badate che non ho scritto "non mi riconosco più magra", cosa pensata, questa). La faccia, il collo, le spalle hanno tanta massa in meno, eppure mi vedo ancora come quella ranocchia con un po' di gozzo di prima.
Se entro in un negozio, ad istinto, afferro in media i capi di due taglie in più della mia. Ho passato mesi in cui prendevo in mano la L e poi tornavo in reparto a cambiarla con la M. C'è di solito accanto ai camerini l'appendiabiti per i capi sbagliati, ma ho sempre voluto fare quella strada a piedi per rimetterlo a posto, come a dirmi "Vedi che se la prendi subito più stretta poi non ti tocca tornare indietro". 
Ora va meglio, sto quasi uscendo da questo loop.

Eccezion fatta per l'altro giorno - in cerca di una camicia con Fratellopaziente -, che la vedo là, bella verdebosco a quadri e dico "E' lei!". E poi prendo la taglia più larga che ci sia, la 44.
Beh. Fratellopaziente è davvero paziente. Dopo aver impersonato con quella camicia 44 uno dei Barbapapà [Barbamarty] da tanto mi faceva da camicia da notte della nonna, gli ho fatto prendere una 40. Poi una 38. Poi una 36. Bon. Avrei potuto provare la 34, ma di seno non sarebbe andata bene. E poi Fratellopaziente in quel momento non sembrava COSI' paziente, porello.

Dai, è pure verde.

Un paio di ragazzi (un paio eh) si sono azzardati a dirmi "Sei bella". Li ho fulminati. Ho risposto "Io non sono bella!". Uno dei due mi ha detto "Allora sei brutta!". "Io non sono nemmeno brutta", gli ho ribattuto. "Ok, allora sei..una cosa, va bene così?". Sì, andava bene. [Ciò non toglie che sei stato e resti un Uomodimerda, ma lì mi hai fatta ridere].
E' quello il punto: che io non mi trovo brutta, ma non mi trovo bella, e forse se non avessi avuto la zavorra di quei 23 chili in più (una zavorra che mi porto ancora in giro virtualmente) mi sarei trovata bellina.

Boh. Non so che scopi avesse questo post. 
Forse confermare quello che si dice, che un grasso resta sempre grasso nel cervello. 
E' la verità eh, non ci si scappa.

21 dicembre 2013

C'è sempre qualcosa dietro

Correva il Natale 2012.
Nella mia stanzina donavo biglietti colorati che auguravano buone feste ai miei pazientini, e alcuni di loro portavano in cambio un piccolo pensierino.

Arriva il turno di XYZ.
Capelli lunghi, fiocchi vistosi, posto fisso nel coro ecclesiastico e matite portate da casa con disegni di pecorelle e il motto "Il Signore è il mio pastore".
La mamma si avvicina.
- Mardiina, un biccolo penzierino! -. La ringrazio e le assicuro che lo aprirò appena entrata in stanza con la bambina, dicendo che comunque non avrebbe dovuto farlo. Non immagino quanto REALMENTE non avrebbe dovuto farlo.

Una rosa  color rosa antico finta, con i bordi punteggiati da brillantini dorati (che finiranno puntualmente dappertutto).
Un calendario 2013, dal titolo "365 frasi della Bibbia, giorno per giorno. Riscopriamo insieme il Vangelo e le parole di Dio".
Sul cartoncino posteriore, con una calligrafia tremula, un augurio che mi commuove: "Il Signore ti benedica, Martina. Grazie per tutto ciò che hai fatto per XYZ".
E un po' mi sento merda eh.

Date le premesse, cercate di capire con quale stato di angoscia io abbia affrontato l'arrivo, quest'anno, di XYZ (capelli un po' più corti ma sempre tanti fiocchi e un'inclinazione per il canto sacro) con un pacchettino per me. Dice "èpèttè" (trad: è per te). "Grazie!", rispondo deglutendo. Lo apro.
No dico: uno smalto verde petrolio. Una matita per occhi verde brillante. Una stecca di cioccolato al latte. Un calendarietto portatile.
Alzo la testa ammutolita. Non capisco. Poi, in un lampo di lucidità, mi viene un'idea.

Giro il calendarietto e sorrido, sollevata. Una scritta in grassetto fa capolino ammiccante:
"SEI DAVVERO SICURO DELLA TUA SCELTA RELIGIOSA?".

C'è sempre qualcosa dietro! (cit.)
Subdoli. 
Subdoli cristiani portatori del messaggio di Dio: non mi avrete mai!

16 dicembre 2013

Dettagli

- Il mio ragazzo mi ha già detto cosa mi regalerà questo Natale..
- E cioè, cioè??!
- Un cazzo.
- Ahh, carino..
- Già.

- ...ma vero? O di gomma?

14 dicembre 2013

Spariamole grosse #2

Non mi interessa che:
- il pulsante di spegnimento/illuminazione schermo del mio cellulare verde si sia rotto dopo solo 11 mesi;
- io abbia deciso di metterlo in riparazione e comprarne uno nuovo (marca orientale, se vale quanto le loro cerette...);
- io abbia lasciato (complice la CASSIERASTORDITAFACCIADIEMME) la carta del MarcoPolo là dopo una giornata di corso intensivo sul metodo ABA con un docente simpatico quanto una famiglia di ricci attaccata al cu--;
- il PC mi sia quasi suicidato;
- Whattsapp (o come diamine si scrive) mi scada fra un giorno e la mia PayPal non si sia ancora ricaricata e mi serva Whattsapp (o come diamine si scriva) per comunicare con Uomodimerda;
- Uomodimerda non mi caghi (a questo punto, il punto precedente sembrerebbe quasi perdere la sua NON importanza, ma sono sicura che se alzassi bandiera bianca Uomodimerda mi cagherebbe istantaneamente);
- i miei famigliari mi facciano incazzare;
- avrei bisogno di tempo per preparare il mio concorso mentre sembra che io debba fare sempre duemilacinquecentosessantasei cose, anche per gli altri che non fanno una sega;
- abbia appena spatasciato in terra (e addosso a me) un cupcake di Santa Lucia pieno di panna e pallini colorati;
- senta paurosamente forte l'aorta a sinistra dell'ombelico che tra poco mi farà da massaggio cardiaco quando mi verrà un infarto.

No. Non mi interessa.
Devo vomitare. 
Probabilmente bile.
O l'aorta, giusto. L'aorta.

12 dicembre 2013

Ti amo.

Lo so. Non sono sempre buona con te.
Spesso ti maledico mentalmente, spesso ti strattono e prendo in giro la tua Vista.
Ho adocchiato qualcuno di più magro e più giovane, lo ammetto. Ho pensato, burlona, "..una bella novità sotto il periodo natalizio non sarebbe male". Qualcuno da poter toccare con mano, intendiamoci.
Ultimamente ho ripreso possesso di tante cose (foto, frasi, ricordi) strappandotele e posizionandole in una scatoletta che fa bella mostra sulla scrivania. Fa cilecca con la memoria, tu. A volte, mentre mi parli ti blocchi, come fossi attento ad altro..come se tutto fosse difficile per te, estremamente.

Sì. Non sono sempre buona con te.
La verità è che poco fa stavi per farti male sul serio, e l'eventualità mi ha spaventata terribilmente.
Ho ripensato, in quel bel metro abbondante, agli anni passati insieme; alle cose che con te sono nate, cresciute, divenute importanti. A ciò che mi hai fatta diventare, a quando mi hai aiutato nel periodo dell'università, a quanto mi aiuti ora allietandomi i pomeriggi e permettendomi di fare ciò che meglio so fare: scrivere. Mi hai sempre appoggiato, tu. Nemmeno io ci credevo, eppure bastava che m'indicassi con un cenno la porta da socchiudere e mi lasciavi sfogare, il volto sempre illuminato verso di me.

Dicono che quando qualcuno passa con un altro individuo tanto tempo, finisce per assomigliarlo.
E' la verità: sei un sopravvissuto tu; come me. Ti avevo tra le braccia e sei caduto in terra, precipitando proprio sull'angolo della batteria appena dopo esserti sorbito le mie lamentele per i tuoi aggiornamenti all'arresto del sistema. Eri a un aggiornamento su 4. Terribile.
Sei caduto sulla mattonella con un gigantesco tonfo. Eppure sei rimasto acceso. Hai completato i 4 aggiornamenti e ti sei spento. Allora ti ho accarezzato e ti ho riacceso. Sì, hai una Vista rallentata. Velocità lumachica. Ma ti sei acceso. E i tuoi tasti funzionano bene, i programmi anche, i cristalli dello schermo sono perfetti.

You're a survivor. Yup, bro'.

Ed è stato lì che ho realizzato: io non posso fare a meno di te; tu sei proprio forte. Sei un ganzo.
Io ti amo, caro computer portatile dell'anteguerra pieno di polvere e di briciole di patatine.

Ti amo.

8 dicembre 2013

C'è-retta? No, siamo in curva [Ah.ah.ah.]

Ho già avuto modo di condividere con voi gli acquisti sfortunati di "una tizia qualsiasi".
Ebbene sì: passati mesi, i suddetti acquisti non tardano a ripresentarsi, ammiccanti (Fig. A).

Fig. A
La tizia qualunque si trova in uno di quei negozi dove puoi trovare tuttotuttotutto proprio tutto ciò che ti serve (tipo gli slip per il criceto o lo sparabolle da giardino) ad un buon prezzo e senza sentirsi in colpa nei confronti della magra busta paga. Insomma: dai cinesi.
Soddisfatta dell'esperienza maturata - un paio di mesi prima - nell'acquisto del prodotto target in una delle numerose filiali della stessa catena commerciale (vedesi cinesi di Crema, proprio sopra al Mac: in una botta sola un colpo alle coronarie e uno al portafogli), la tizia qualunque si aggira baldanzosa per i reparti.
Fatica un po' a trovare il prodotto, si domanda se davvero sia possibile che la filiale cremasca sia più fornita di quella cremonese, poi Fratellopaziente protende l'indice verso un remoto angolino della corsia "bagno & Co": ECCOLA LI'!
La suddetta tizia qualunque ne era certa: ci sono addirittura tre varianti di tre differenti colori e lei - con mossa sicura senza nemmeno leggere le differenze (così, a naso, l'istinto è ciò che si deve sempre seguire care/i amiche/amici) - afferra la scatola verde. Sono loro: le strisce depilatorie per pelli sensibili, efficaci sui peli corti!!! (Fig. B.)
Fig B.
La tizia qualunque paga soddisfatta i 7 euro e rotti del prodotto. Dice anche "Grazie mille!" e "Buona domenica" alla cassiera che la osserva coi suoi occhi a mandorla.
Non sa ciò che la aspetterà una volta che deciderà di utilizzare le strisce sulle sue gambe una volta tornata in quel di Crema. Toglierà i leggins e dirà "Miei cari peli superflui, vi ho lasciati crescere rigogliosi pregustandomi questo momento, ma stasera è il momento di levarsi dai torroni". Afferrerà con sadismo la prima coppia di strisce, scaldandola amorevolmente tra le mani. Tenterà di separare i due lembi e...STRAP!

1. lo strato appiccicoso (deliziosamente verde prato) rimarrà attaccato ad un'unica striscia, rendendone impossibile l'utilizzo;
2. tizia qualunque penserà che è colpa del freddo, così posizionerà le strisce sul calorifero (d'altro canto il termostato in casa segnava 11.8°C al rientro dopo 4 giorni di assenza);
3. dopo un paio di minuti sogghignerà vedendo che il metodo ha proprio funzionato: ora lo strato appiccicoso si è separato perfettamente (quasi si sentirà Mosè davanti al Mar Rosso, dannazione!!);
4. farà aderire la striscia al polpaccio e STRAP! Vedrà comparire una sagoma verde perfettamente rettangolare sulla sua pelle, che manco i ballerini di Maria con gli strappi muscolari c'hanno 'sta roba;
5. Inveirà in cinese (per essere sicura che le strisce capiscano, Fig. C.) mentre tenterà di scollare quell'abominio dalla sua pelle e un numero imprecisato di peli (più o meno una trentina) verrà estirpato lentamente (mooolto lentamente), in massima tensione, dalle sue carni.

Fig. C.
Concluderà che quell'esatto prodotto target doveva essere piuttosto vecchiotto. Mai fidarsi dei prodotti posti in angoli remoti, in mezzo fra Spike il ragno equilibrista e Cheddar il topolino coraggioso. Meglio scegliere quelli ben in vista alla cassa, anche se disponibili in meno varietà. Anche se non fossero verdi, buon Dio!
E quella sera, osservando quella selva selvaggia et aspra e forte, la ragazza qualunque sopirerà mestamente, aprendo l'antina in bagno e ripiegando sulla assai più affidabile lametta Venus.

PS: che anche lì ce ne sarebbero da raccontare eh. 
Ma va beh.

5 dicembre 2013

E se domani.

E se domani nessuno sapesse realmente come stai?
E se domani capissi che non ti importa così tanto?
E se domani mancassero anche le forze per respirare?
E se domani fermarsi e pensare fosse letale?
E se domani, all'improvviso, quella mancanza si facesse sentire?
E se domani resistervi facesse peggio di una testata al muro?
E se domani ti sentissi una foto sfocata? 

..e se domani io non potessi rivedere te?
Mettiamo il caso che ti sentissi stanco di me:
quello che basta all'altra gente non mi darà
nemmeno l'ombra della perduta felicità..

E se il domani, un giorno, arrivasse davvero?

29 novembre 2013

Learnings #3

Basta vecchi learnings, è ora di elencare i nuovi.

1. Mi piace avere il naso congelato alla mattina, sfrecciare sul marciapiede con la musica sparata nelle cuffiette verdi e vedere la nuvoletta davanti alla bocca. Sto in fissa per i cristalli di ghiaccio sul vetro della macchina (che non guido, meglio camminare).
2. Mi piace l'idea eventuale di stravolgermi completamente. Starmi attivando per farlo. Non è vero che sono statica, quindi.
3. Mi piace l'idea di andarmene.
4. Odio la vicina di sopra che non conosco e che fa la lavatrice nonostante sia stata avvisata della perdita e la macchia d'acqua sul soffitto diventa una tavola sperimentale da aggiungere al test di Rorschach.
5. Mi piace pensare "nonmenefotteuncazzo" ed agire di conseguenza.
6. Adoro vedere i pezzi di me che riesco a lasciare in certe persone, sono soddisfatta nel riprendermi quelli che non voglio più che stiano dentro ad altre persone.
7. Amo liberarmi dei pesi morti dopo mesi.
8. Mi fa incazzare vedere chi amo di più sempre più triste e demotivato.
9. Mi fa contenta vedere che c'è chi inizia nonostante la crisi, mi rende orgogliosa.
10. Mi rende ansiosa riprendere in mano vecchi libri e respirare i ricordi che sono imbrigliati sotto la copertina.
11. Mi disillude la realtà, sotto certi aspetti non ho voglia di ricominciare né di rimettermi in gioco. Me ne sto nascosta sotto i miei strati e non ho voglia che nessuno me li tolga. Ho il laser in mano. E ho intenzione di bruciare chiunque ci tenti.
12. Ho voglia di prendermi a schiaffi o di tirare una testata al muro, ma non lo faccio perché non è cosa buona.
13. Domani hanno messo neve. Tutti sperano che non succeda, ma io spero che venga giù un quintale e mezzo di neve. Amo la neve. La neve è magia e per non pensare ai problemi un po' di magia ci vuole.

Let it snow, let it snow, let it snow.

25 novembre 2013

Ferma.

Alias: "Non ti muovere"

Lui la violenta. Lei vive in una catapecchia lasciatale dal nonno che tra poco dovrà lasciare. Resterà in mezzo alla strada. Da piccola lei subiva abusi dal padre. Poi si innamorano, ma lui ha una moglie. Poi lei resta incinta, ma resta incinta anche la moglie. Allora lei decide di abortire in un villaggio zingaro senza avvertirlo. Alla fine lui decide di essere coraggioso, lasciare la moglie e la neonata e di vivere con lei. Ma lei muore. Il tempo passa e quella che era una neonata è un'adolescente. Fa un incidente e rischia la vita. Lui viene accompagnato dallo spirito di lei, lungo tutto il periodo di sofferenza in cui non sa se sua figlia vivrà oppure no. Poi sua figlia ce la fa e lo spirito scompare. 

QUESTI SONO I MOTIVI PER CUI LA GENTE PIANGE NORMALMENTE DAVANTI AL FILM.

Lei: L'erba cattiva non muore mai.
Lui ride.
Lei: Sai come mi chiamava mia madre?
Lui: Come ti chiamava tua madre?
Lei: Gramigna..
Lui: Io ti amo, Gramigna..
Lei: Se mi prendi in giro io t'ammazzo. IO T'AMMAZZO.

QUESTA E' L'UNICA BATTUTA DEL FILM CHE FA PIANGERE ME.

Sono da guardare solo i primi 50 secondi.
Non sono capace di tagliare i video.
Uff. Che sfigata.

22 novembre 2013

Cul de sac

Ma che poi tipo: uno si rende conto che riesce a fare a meno di quello a cui pensava di non riuscire a rinunciare.
No: non sei in crisi di astinenza, non produci schiuma bianca dalla bocca e non ti senti vuota.
No: non sei in preda a crisi esistenziali chiedendoti se la scelta che hai fatto è quella giusta.
No: non tieni in mano il cellulare in attesa di una chiamata e/o uno squillo che ti possano far cambiare direzione.

Cioè: tutto continua, né più né meno come prima se non meglio, perché alla sera riesci ad andare a letto relativamente presto, hai tempo per scrivere (scri-vehhh-rehhh..), non litighi un giorno sì e l'altro pure, non ti reputi una cogliona perché rincorri felini da convertire al vegetarianesimo in una logica utopica (whatt? QUI). Ti reputi una cogliona per altri motivi, ma quelli sono altri (cari, vecchi) discorsi.

Ecco. Questo è il post che dovrò leggere nel momento del tracollo; che, intendiamoci: se non dovesse esserci non mi mancherà. Ma mi conosco (polla, mascherina), mi conosco.
E so bene che la stanchezza sopisce ogni eventuale comparsa di dubbi. O la subisce infarcendola di menefreghismo. 
E l'attuale tendenza è l'isolamento, il congelamento emotivo, l'ovatta nelle orecchie, le cuffiette cretine che azzerano l'inquinamento acustico. La saldatura. Tenuta stagna. Reazione irreversibile. Cul de sac. Il soldato a testa bassa. La testata contro le mattonelle. La faccia affondata nel cuscino. "Stai bene? Sì (non mi interessa sapere se è vero o no)". 25 giorni a Santa Lucia (Santa Lu/Santa Lu/Santa Lu..cia!). 37 a Natale.



Io credo nello Zecchino d'Oro.
Credo nelle monete di cioccolato.
Credo in Babbo Natale.
Credo nella magia di ogni Dicembre.
Credo nel potere della neve e di chi la fa cadere per me ogni anno.
Credo nella meritocrazia.
Credo negli occhi verdi.
Credo nella stanchezza della gente, che un giorno troverà la forza di ribellarsi.
Credo nella bontà.
Credo nella libertà di dire no.
E io dico NO. Dico NO.

No, cazzo.


18 novembre 2013

Ricetta #3 : we love patata.

Nostalgia-time: Ricetta #1 e Ricetta #2.

INGREDIENTI
- 250 ml di vari spunti a cazzo;
- 1 film intero o parzialmente scremato che avresti voluto evitare ("500 giorni insieme")
- 2 sogni strani (uno tuo, uno su di te ma raccontato)
- 200 g di Torrone (c'è la festa del Torrone sìsìsì fino al 24 novembre sìsìsì il torrone mi fa cagare sìsìsì)
- 1 telefonata
- spesa di 200 euro per far fuori la busta paga a fine dieta (nel senso che è magra ma fingiamo che sia cicciona yeahhh!!)

PROCEDIMENTO (difficoltà ALTA, necessarie almeno 2 mezze giornate)
1. Prendere il Torrone e buttarlo nella spazzatura, o barattarlo con il meloncello per Anna che io sono astemia quindi i liquori non li bevo. 
2. Se lo stomaco brontola, ordinare una margherita con tante patatine (perchè a NOI PIACE LA PATATA), facendo fuori mozzarelline, olive, girelle di formaggio e pomodoro, polenta fritta, crocchette (ALLA PATATA). Si ringrazia Alice per la cena sana e la serata cinema.
3. Ascoltare al telefono il sogno strano per cui si verrebbe paragonati ad una venditrice di magliette del mercato che lascerebbe incustodite le magliette a fine giornata, col pericolo che chiunque possa rubarle dalla bancarella. 
4. Sognare a propria volta di possedere delle tasche di pelle a sinistra del naso, tasche in cui si potrebbero nascondere dei bottoni in eccesso strappati da una camicia a quadri. 

Conclusione: mixare il tutto con minipimer, comprendendo di essere una venditrice obesa di magliette, astemia, con delle tasche epiteliali ai lati del naso, plausibilmente affetta da cleptomania (ma solo nei confronti dei bottoni). Versare il tutto in uno stampo in silicone (sui banchetti della Fiera del Torrone ne vendono tanti, venite a Cremona, orsù, avete tempo fino al 24 novembre). Infornare e far cuocere a forno ventilato per 25 minuti.
Il giorno successivo, per riprendersi, spendere EURO DUECENTO in:
- un cappotto molto figo;
- un hard disk esterno (esagggeriamo, spendiamo un po' di più e arriviamo a un TERA - che fino a due giorni fa credevi che fosse uno degli errori dei tuoi bimbi disortografici che dimenticano sempre le doppie -)
- un giochetto PS3 per Fratellopaziente che mi accompagna nel mio peregrinare fantasioso
- i primi regalucci di Natale (merricristmasssss)
- la benzina della macchina (che, voglio dire, per il pellegrinaggio ce n'è bisogno).
- Ebbasta.

WE LOVE PATATA

Oh. Ma che si sente che sono di buon umore???????

16 novembre 2013

NonPost

Penso, no: data la mia incoerenza (quel vecchio fatto che dico no per dire sì e dico sì per dire no) se vado da Bonolis magari al gioco finale vinco 'na cifra di soldi.

Oh Oh Oh: ma che davero davero?

9 novembre 2013

Messiahhh


- Papà, scusami: perché hai tagliato in tre strisce la sottiletta per poi metterla nel panino identica a come se fosse stata intera?
- Ma no, ma no: gli interstizi tra una striscia e l'altra fanno ingrandire la fetta..vedi?


Ok. Una domanda: perché nessuno ci ha mai pensato?
Mandiamolo nei paesi del terzo mondo, a moltiplicare sottilette.
Lui, Don Guido da Nazareth.
Il nuovo Messiahhh.

7 novembre 2013

Sì no sì no sì no.

Cambio idea in media ogni 10 secondi. Sì.
No, ogni 16 va lah, che 6+1 fa 7 e 7 è un bel numero.
Tra l'altro penso che sia una cosa che non vi interessi.
Però potrebbe anche, visto che sarà qualcosa di condivisibile, a tratti.
Sono stata definita bipolare. Bipolarismo.
Mica è una cosa tipo di politica anche? Bipolarismo.
Quando sono giù sono giù tanto. Quando sono su sono su tanto.
(che mica è vera, la seconda parte)
(quando sono su tutti pensano che sia perché ho bevuto la cioccolata).
Se non sono sana, non posso pretendere relazioni sane.
Che coi normali m'annoio, diciamolo.
Ma voglio qualcosa di normale, di semplice.
Che io cose normali e semplici mica me le meriterò poi?
Devo scrivere.
Che io sono anomala, anormale, bizzarra, inadatta, inadeguata, particolare, strana.
E ho seguito l'ordine alfabetico perché si equivalgono questi termini.
Voglio andare, voglio stare, voglio dormire, voglio attivarmi.
Voglio partire, no voglio tornare.
Voglio star sola, no voglio evitarmi la solitudine.
Gran brutta bestia. Pensassi a qualcosa tipo "scrittura spontanea"
sarebbe questa, né più né meno e a me va bene.
Ma un po' impaurisce. Ma io faccio paura?
Ditemi voi: faccio paura?

Andiamo a pisciar fuori la cioccolata.

Ma ripeto: faccio paura? (che è la cosa più importante, domanda di fondo
..la cui risposta sta poi nel titolo).

NB: Io ho più tette di E.T.



4 novembre 2013

XX

Basta. Ho deciso che mi sono rotta i coglioni per l'ennesima volta di essere il bravo soldatino.
Depongo in terra il fucile e mi siedo su un sasso a piangere.

Basta prese per il culo.
Possibilmente, solo prese per il cuore.


[Ed è subito premestruo (cit.). 
Fottuto, fottutissimo doppio cromosoma X ].

2 novembre 2013

Casi scientifici #2

Seguitando per il filone meteorologico del casoscientifico#1, riporto la definizione presa da dizionari.corriere.it:

NEBBIA: Fenomeno atmosferico consistente in un ammasso di microscopiche gocce d'acqua che si forma, in prossimità del suolo o sopra superfici d'acqua, quando il vapore acqueo si condensa intorno alle particelle del pulviscolo atmosferico, offuscando la limpidezza dell'aria e riducendo perciò la visibilità.
(Fig. A)
Fig. A) Quella dietro l'albero è casa mia.
Grazie, caro Corriere.
Tutto questo per dire che sì, abitando io in una ridente località della B.P. (Bassa Padana), il sole me lo posso scordare ancora per qualche mese, soprattutto al mattino presto ed alla sera inoltrata (unici due momenti della giornata in cui esco di casa per andare a lavoro e rientro in casa dopo la giornata lavorativa).
Ebbene, questo preambolo, gente, non c'entra una mazza (Fig. B).


Fig. B)
O meglio: c'entra in senso semantico, ma fino ad un certo punto.
Il fenomeno che vi illustrerò in questo post riguarda la nebbia, sì, ma intesa in senso interiore.
Riprendendo la definizione sopra citata (che arriva dunque ad avere un senso), si potrebbe identificare come "quel fenomeno emotivo consistente in un ammasso di macroscopici dubbi esistenziali dai contorni fumosi che si forma, in prossimità di SNC (sistema nervoso centrale) e/o organo cardiaco, nel momento in cui la vita di tutti i giorni si condensa attorno ad un nucleo di sfiga e frustrazione perenne, offuscando quella già minuscola quantità di ottimismo di cui La Marti è dotata e riducendo l'esistenza ad una prosecuzione per inerzia".

Detto cioè fuori dai denti:
- persone a lavoro (non tutte e anzi la minima parte, fortuna vuole): mi state sul cazzo.
- uomini di merda che incontro sul mio cammino: mi state sul cazzo.
- persone che camminate sul mio stesso marciapiede: mi state sul cazzo.
- mondo: mi stai sul cazzo.
Stabilito ciò. Non ho la minima conoscenza di come sono arrivata a questo punto e non ho l'altrettanta minima idea di come posso andarmene da questo punto. Nebbia. Nebbia ovunque.

Andare a vendere ghiaccioli ad Honolulu (Fig. C) non è mai stato così plausibile.


Fig. C) Quella dietro l'isola NON è casa mia.

28 ottobre 2013

Coraggio.

Certe persone hanno una valanga di coraggio. 
Ho detto certe, e non parlo di un qualsivoglia coraggio.
Parlo del coraggio di queste persone.
Ho spesso la visione di questa valanga di coraggio che rovina su di loro schiacciandoli sotto il suo peso.
Li vedo inglobati nella massa roteante disorientati, centrifugati ad una velocità supersonica e - a turno - a contatto ora con l'aria, ora col terreno. Sassi che si conficcano nella pancia, polvere che li insudicia, la bocca che non può nemmeno gridare, troppo occupata a cercare ossigeno.

Pregasi attendere la porzione finale di filmato, dopo il salto mortale.

Li immagino e immagino tutta quella massa di coraggio che si ritorce su di loro, e non posso fare altro che stirare la bocca in un sorriso di compatimento. Volevi fare il figo? 
Ma essere coraggioso è altro. 
E' prendersi le proprie responsabilità. 
E' far sopravvivere la propria parte bambina ma saperla mettere nello zaino nel momento più opportuno.
E' accettare di aver paura, di poter tremare un po'.

Non è certo fingere che non sia successo nulla.
Non è rinchiudersi nell'armadio con la coperta di Linus stretta attorno alle ginocchia.
Non è aspettare un po' di tempo e pensare che le cose siano diventate più sfumate.

Certe persone hanno a che fare con una azzagar che si alza sulle punte, sì.
Ma il trucco per non cadere giù è che le punte dei piedi si poggiano su due coglioni grandi così.
Non sferici ma cubici. Mica si cade se la base è piatta. E fatta di mercurio, poi. 
Ve lo assicuro.

Sarò cinica. Sarò.



27 ottobre 2013

In punta di piedi

Nel senso.
Mi sono accorta che quando bacio, bacio in punta di piedi, anche se la persona che sto baciando è alta quanto me. Se è più alta, poi (che non ci vuole molto, intendiamoci), ancora meglio.
- La smetti di alzarti sulle punte? Mi abbasso io, non ti preoccupare -, mi ha detto.
Eh, cazzo. E' vero.

Ma io sono fatta così.
Nella vita in generale, mi allungo verso le persone. Difficile che stia lì immobile a dire "Se vuoi fai un passo avanti tu, io ti aspetto". Difficile, almeno ultimamente.
Lo faccio per lavoro (esigenza, questa), lo faccio con gli amici, lo faccio e basta.
Che non si tratta di un concetto fisico eh: le tocco poco le persone. 
L'ultima volta che ho abbracciato davvero mia madre, per dire, è stato un anno fa.
E' proprio un modo di fare. Sono malleabile. Modificabile. Flessibile.
Forse è per questo che sono incoerente.

Magari la prossima volta mi metto la colla sotto la suola.
No, perché mettersi le scarpe col tacco è fuori discussione.


21 ottobre 2013

Fuggite, SCIOCCHI!

Rivangare il passato (Fig. A), dicevo qualche giorno fa. Non scherzavo.
E io vi ho avvertito (vedi il titolo). Vorrei essere sempre arguta, divertente, spassosa.
Solo a volte va così.
Fig. A)
Aprile 2013 
"...se la gente mi conoscesse davvero avrebbe paura di me..se sapesse quanto ho voglia di caffè e un secondo dopo, sorseggiandolo, penso che mi fa venire la nausea. Se sapesse delle volte in cui mi sento incredibilmente complicata, impossibile da capire, e poi mi sento così chiara e diretta, che se uno ascoltasse davvero ciò che dico non avrebbe problemi a sapersi comportare con me. Di tutte le volte in cui dico "va tutto bene così", e poi invece mi dico "non va bene un cazzo". Se la gente andasse oltre al mio verde speranza, alla cisti nell'occhio, il naso storto che si vede solo quando sorrido (così ultimamente è costantemente storto), alla mia mania di coprirmi sempre le braccia, alla ragazza che sfreccia sul marciapiede con le cuffiette nelle orecchie e ogni tanto chiude gli occhi e sussurra le parole della canzone. Se sapessero di quanto a volte mi batte forte il cuore, di quanto a volte invece sembra scappato da qualche altra parte; se sapessero come ci si sente fragili nel vedere lucine dall'occhio sinistro e sentirsi come in quei dipinti fatti da persone che si erano prese qualche droga strana. Avrebbero paura. 
Se si sapesse di quanto a volte mi sento viva e di quanto ho sbattuto la testa contro il muro o contro l'armadio vicino al divano letto o di quanti schiaffoni mi sono data da sola in certi momenti, per sentirmi viva, per farmi sentire che c'ero e che le lacrime dovevano smettere di scendere. Se sapesse di quella sera che ho dato un calcio al mobile a piedi scalzi e ho dovuto tenere il piede in ammollo nell'acqua fresca del bidet per un'ora. [...] Se la gente sapesse quanto sono forte, e quanto invece le mie mani tremano ogni tanto, di quanto il cuore salti un battito, di quella sensazione che ogni tanto mi fa diventare lo stomaco un buco nero che risucchia tutto e mi sento vuota. Se conoscesse le mie manie: il numero 7, evitare le persone che ti dicono "cara", camminare a ritmo con la musica, il caffè macchiato, i baci sul collo solo a destra, le dita sul fianco solo a destra.
Se la gente sapesse delle volte in cui ho avuto paura, il modo in cui ho avuto paura di perdermi e di non trovarmi mai più, avrebbe paura. Se la gente sapesse di quanto sono stata vicino a crollare e di quanta forza mi sia servita per non permettermelo. Se la gente sapesse...".

Non finiva così, in realtà, ma con una riga in più. "Ma tu lo sai...e rimani. E sei tanto grande per questo. ". Così era in aprile, durante un momento in cui la primavera sembrava incredibilmente vera e vicina. 
Adesso? Adesso penso che "Se la gente sapesse" dovrebbe trasformarsi in "Visto che la gente sa". E, quindi, parlo.

PS: voi, se non siete fuggiti, un po' sciocchi lo siete davvero. 
Degli sciocchi, coraggiosi verdebosco, però.
(:

18 ottobre 2013

Spariamole grosse #1

- Le cose normali e semplici fanno per noi;
- Abbiamo un sacco di ottime qualità..trovarne, di donne come noi!!;
- Se un uomo si mette in testa di prenderci per il culo, poi non lo fa perché si innamora perdutamente di noi e preferisce sparire;
- Non ci piacciono le cose piccole (e infatti le spariamo grosse) (sì, ho detto che non ci piacciono le cose piccole.);
- Non è vero che quando siamo nervose tendiamo a scrivere molti cuori verdi e fare le cretine;
- Non è vero che quando siamo incazzate agitiamo su e giù le gambe che Tesmed ci fa una pippa;
- Non è vero che trattiamo male le persone, è che le persone non capiscono un ozzac;
- Non è vero che mancano due mesi e una settimana a Natale, Natale è dietro l'angolo;
- Non è vero che ci pesa il fatto che nei momenti più demmerda tutte le sfighe sembrano concentrarsi insieme e bussare alla porta;
- Non è vero che ci rimettiamo a rivangare il passato;
- Non è vero che siamo tentate di fare telefonate a cazzo di cane tipo alle 4,30 del mattino;
- Non è vero che pur di riempire il vuoto verseremmo della benzina dentro una scatola di cerini accesi;
- Non è vero che abbiamo istinti omicidi nei confronti dei bambini;
- Non è vero che era una smorfia di compatimento, era un sorriso sincero..........;
- Non è vero che spero che ti esploda l'amplificatore vicino alla gamba destra;
- Non è vero che diciamo troppo spesso "non è vero";
- Siamo contente di vivere in Italia, abitare a Cremona in prestito e soggiornare a Crema (quel posto splendido) per tutto il resto della settimana;
- Siamo felici della nostra vita, degli obiettivi raggiunti e del nostro status umorale attuale;
- Siamo persone che amano parlare di sé ed esternare per filo e per segno i propri pensieri;
- Siamo felici, contente e appagate.

Ora però, dateci il lettore mp3 che lo alziamo a palla e ce lo infiliamo nelle orecchie fino a sentirci male.
Perché così..stiamo troppo bene oh. Star bene non va affatto bene.

14 ottobre 2013

Il PRE (dialogo fra ME e TE).

ME: Questo è un post PRE (che già mi pregusto di scrivere il Post POST..muahahah fa un sacco ridere, ehhhm no??). 
TE: PRE, di cosa? 
ME: Ehhh. Non si parla mai delle cose che devono succedere, se non sono ancora successe. Porta jella.
TE: Mmh. Puoi almeno descrivere questo PRE? 
ME: Allora. Intanto sa di freschezza. Di pulito. Di nuovo.
TE: Un detersivo?
ME: Mpfff...di "Evvai, che lo sapevo che l'autunno porta sempre novità!".
TE: Ahhà...
ME: ...di "Non ho paura, suvvia, dimmi".
TE: Ma cosa?
ME: Era un modo di dire!....di "Com'è che sorridi, che di solito hai la faccia da tre di notte???".
TE: Sì, in effetti c'hai sempre 'sto grugno!
ME: Piantala!....di smalto verde bosco.
TE: ...ettepareva! Mabbasta con 'ste smancerie metaforiche e filosofeggianti, che non le capisce 'na cippa di nessuno! 

ME: ......ok. La smetto.
TE: Oh, lè.


ME: .....in ogni caso sei antipatico.

10 ottobre 2013

Family love

- Lo sapevo già.
- Lo sapevi già??!
- Stai sorridendo come un'ebete fissando il cellulare, ahaha!!!
-Ah, lo sapevi ahahah.....


Fratello preveggente DEMMERDA.

5 ottobre 2013

Se io fossi..

- Se io fossi una lettera, che lettera sarei?
- Mmmm..la Emme.
- Lo sapevo..scontato. Perché?
- Perché quando dico l'alfabeto non sa mai se viene prima Emme o Enne, ma va bene lo stesso, che per me non è un problema.

Il riassunto di una notte è.. 
..un insieme di domande e risposte senza molto senso, ma che fanno sorridere.
..un insieme di cose che non si possono cambiare.
..un abbozzo di accettazione di se stessi come si è diventati.
..un preludio a sogni senza senso con particolari rilevanti.
..una litigata (o più di una), dei pianti, dei sorrisi, delle risate.
..paura.
..l'inizio dell'autunno, una pagina girata.
..cosa eravamo, cosa siamo, cosa NON siamo.
..un posto sicuro. Eri il mio posto sicuro.
..smettere di sentire obblighi che invece non ci sono.
..la possibilità di ricevere silenzio in cambio.
..il "non bastare", le cose che non si possono accettare, il tempo.
..occhiaie e sbadigli la mattina dopo, che tipo: 

- Ma stamattina stai bene davvero?? 
- Ehssì, Ehssì..YAHWN.


29 settembre 2013

Ricetta #2

In molti mi hanno scritto (ahahahahahahahahaha) soddisfatti dei risultati ottenuti con la Ricetta #1, così ho deciso di replicare l'esperimento. Questa volta, il prodotto finale avrà delle sfumature decisamente più malinconiche.

INGREDIENTI:
- 6 litri di pipì (causa piscèra - per chi non sapesse, è quel dover continuare ad andare in bagno, che non si capisce perché, visto che NON HAI ingerito un'anguria, 10 ghiaccioli e 3 CocacolaMaxi, o almeno non ricordi di averlo fatto, e che mamma dice "Meglio, ti stai depurando!". Ahhhà, okkei madre -);
- 1/2 domenica di pioggia, l'altra con un sole che infastidisce gli occhi e/o con un venticello stronzo che ti fa solo venire voglia di fare altra pipì;
- 1 persona da non sentire. Manco per gli auguri di Natale (va beh. Che ci sono rimasta male posso dirlo, almeno a me stessa?);
- 1 telefonata da fare sulla tazza (per via della piscèra, sempre lei. Figo poter parlare con tanta nonchalance di urina. Qui, non nella telefonata, se non si fosse capito);
- 2 canzoni da ricordare, 1 nuova (per Nicolò che forse, magari, prima o poi leggerà il post, ne ho ascoltate un po' dei Blastema. "Tira fuori le spine" mi è piaciuta. Grazie).
Riempitelo con ciò che più vi aggrada. Oddio. Suona strano.
Porre gli ingredienti sopraelencati in una bacinella, mescolare con cura, evitando la formazione di grumi di stanchezza (sarebbe utile spegnere il cellulare con la sveglia preimpostata sulle 6.50, ed unitamente a quello zittire l'orologio biologico che pare inconsapevole dell'esistenza di giorni festivi). Lasciare decantare per circa 4 h, durante le quali potrete passare un'intero pomeriggio alla ricerca di calzature adatte a quei vasi di geranio dei piedi di vostro fratello (o di un qualsivoglia parente prossimo).
Mentre vi destreggerete fra scarpe pelosette, a collo alto o basso, suola da 0.5 o 2 cm, colore grigio topo, tortora o asfalto, l'amalgama si gonfierà a dismisura (in relazione inversamente proporzionale ai vostri entusiasmo, voglia di vivere ed amore fraterno).
Perché avvenga la corretta reazione degli ingredienti, sarà necessario cantare a squarciagola le 2 canzoni da ricordare (precisazione: meglio se dei Modena City Ramblers) col suddetto fratello o parente prossimo. 
Versare il composto nella terrina e far congelare nel freezer per almeno 3 h. Quello che otterrete, una volta estratto, sarà una fotografia della vostra vita attuale.

Vi vedrete cambiati, sappiatelo. Cambiati in meglio, o in peggio; non si sa. Solo diversi da prima.
E nemmeno quel prima vi sembrerà così facile da collocare a livello temporale.
Capirete che sono poche le cose che invece sono rimaste: quel fratello a cui volete bene. Quel paio di canzoni che mica si levano dalla memoria. Quel vento che soffia e che porta pioggia, autunno, pipì. Quella strada che sa di "sto tornando a casa" e che fa venire voglia di cantare.Vi troverete nella tasca cose che prima avreste rinnegato: istintualità, incoerenza, instabilità, dolore, voglia di sentirsi liberi di fare gli auguri a chiunque si vorrebbe, il prossimo Natale.

Oh: ma la neve quando arriva?
Forse nella prossima ricetta....

27 settembre 2013

Questione di ruoli.

- Tu eserciti un ruolo fondamentale per me, mi permetti di esternare tutto ciò che si accumulerebbe all'interno rendendomi insofferente..

- Sul serio? Cioè? Spiegati!

- Mi fai cagare.


20 settembre 2013

Learnings #2

Mi sono rotta il cazzo di:
- Piangere per ogni minima puttanata (chiedo venia per la volgarità, anzi no);
- Non avere un minuto di tempo per fare cose utili (tipo respirare);
- Quelle persone che "Scusa, posso disturbarti un secondo..?" (.....NOOOOOOO!);
- Sentire cose che non mi interessano sull'organizzazione degli altri e di riflesso chiedermi se ho infilato le mutande dritte o al contrario (i teschietti dovevano essere davanti - sì, ho ANCHE mutande con i teschietti, perché? -);
- Weekend che non sono weekend;
- Sentire le lamentele degli altri (della serie "faccio cose anche io ma non te lo sbatto in faccia, come la mettiamo??");
- Bambini che mi rubano il naso (voi ridete e io no, quindi fermate quest'inutile teatrino, che tanto il naso non mi si stacca);
- Bambini col moccio al naso (chiederò a vostra madre il risarcimento per il mucolitico);
- Dubbi riguardanti persone che io tendo a ritenere speciali (wooh, questa è da parafrasi);
- Aver voglia di qualcosa, e non poterlo fare;
- Dopo il due viene il tre e il quattro vien da sè (chi cazzo lo dice?);
- Metafore (ahhhà, sì);
- Capire quando vorrei ignorare;
- Ahahahahaha (è isterico);
- "..la mia vita fa schifo, deve cambiare qualcosa, lo sai che è così, è difficile, bla bla" (ma cambia cervello, che tutti si rialzano in piedi e vanno avanti a camminare, anche dopo che sono stati masticati e risputati sul cacchio di marciapiedi al freddo, nel momento in cui passava il pulistrada o come diamine si chiama).



Il succo di ciò che ho imparato è che le parentesi sono importanti.
Urrrrrca, se lo sono.

PS: qui il ripasso della lesson number one.

15 settembre 2013

L'Enrica

No. Nel senso che è stata tipo una giornata campale.
Intanto un freddo porco. Un po' di mal di pancia da ciclo. Cattivo umore dopo un sogno assurdo. Svegliarsi alle 7 invece di quando ti pare per via di un convegno. Il diluvio. Crema di domenica, che viene dopo il lavoro del sabato e appena prima della nuova settimana lavorativa.
Insomma non è che fossi felicissima di 'sta giornata. Mi giravano i coglioni, si può dire.

Ma mica son mancate le belle cose.
Risate (di vario genere, ma tutte tutte belle). Bambini che per una volta son bambini e non pazienti.
Patatine fritte che - diobò - sarà stato il classico buco nero cosmico da ciclo, ma erano proprio buone.
La conferma che quella persona stramba ci sa proprio fare, quando si tratta del suo lavoro.
La conferma (bis) che ho delle colleghe meravigliose.
La soddisfazione di poter stare vicino a un essere con la faccia da clown senza scappare a gambe levate (certo, non è che lo guardassi bene in faccia, per carità).
Ma la cosa più bella è stata l'Enrica.

Non conoscevo l'Enrica, prima di oggi.
Si avvicinano quatti quatti durante la nostra pausa di meritato caffè del convegno (lei e i suoi occhialetti dalla montatura tonda e spessa). Ci dice:
- Scusate! Io cerco lavoro, posso lasciarvi i miei dati? Ho solo un brutto foglio, non ne avete uno più bello? Ho lasciato anche i dati al bar, se per caso vi servissero chiedete a loro che hanno i miei dati e ve li daranno senza problema. Senza problema. Sono l'Enrica. Mi chiamo Enrica -. Guarda un po' il cielo, un po' il muro, spaesata.

E penso: Sai, Enrica? Crederanno tutti che a te manchi qualche rotella, e invece per me sei proprio una grande. Perché così bisogna fare: provare sempre, sempre e comunque, nonostante tutto quello che la gente potrebbe pensare di te. E' così che si fa ed è così che si ottengono riscontri.
Io, il tuo coraggio mica ce l'avrei, mi sa. 
E quindi brava, Enrica, che oggi qualche cosa di importante me l'avete insegnato anche voi, tu e i tuoi occhialetti dalla montatura tonda e spessa.
Altro che convegno.

11 settembre 2013

Casi scientifici #1

Sono tante le cose apprezzabili, in questo periodo dell'anno: l'aria frizzantina, i temporali mentre si è in casa, le giornate che si accorciano, l'odore di legna bruciata dai campi, il vento che sa di pulito, i pazientini che iniziano la scuola, i progetti nuovi, il sapersi rinnovare, le castagne, andare a funghi, la stagione televisiva che almeno non propone repliche su repliche, i libri nuovi.

Ma c'è un fenomeno che - proprio in questo preciso periodo - inizia a far sentire i propri terrificanti effetti sulla mia persona. Esso peggiorerà fino a che non perderò definitivamente la ragione o non morirò nella mia sporcizia (Fig. A).

Fig. A) Caso esemplificativo
La follia raggiungerà il culmine nei mesi più rigidi (dicembre, gennaio e talvolta febbraio), periodo in cui la sottoscritta dovrà tenere duro. 
Si può descrivere come un brivido lungo la schiena, che si schianti come un fulmine a ciel sereno facendo bramare l'istantaneo trapasso. Un gelo interiore, una durissima prova di sopravvivenza tra il vapore e l'umidità posteriore. 
E mi insaponerò velocemente, schiumerò lontano da me il docciaschiuma e lo shampoo, stringerò i denti e - in maniera estremamente silenziosa (perché le pareti del mio monolocale sono di carta velina) - imprecherò in aramaico; la traduzione dello straziante lamento, riadattata per rendere il post leggibile ai maggiori di 14 anni, dovrebbe essere:

"Dannata tenda-doccia di stocazzo! Perchè diavolo devi appiccicarti alle chiappe quando fuori iniziano ad esserci meno due gradi centigradi??".

E' un periodo difficile.