22 febbraio 2014

Elenchi [the end]

Ho deciso questa settimana, inaspettatamente, che non amo gli elenchi. Ho sempre pensato ed affermato il contrario, ma mi sbagliavo.

Non mi piacciono gli elenchi appoggiati sui tavoli. Tabelle ordinate, numerate, contate, precise. Scelte da compiere che per qualcuno significheranno cambiamenti radicali. Questo sì, quest'altro no. Perché? Perché mi hanno messo davanti un elenco, e questo devo fare: scegliere cosa depennare e cosa evidenziare. Cancello il formaggio, perché è già nel carrello. Oh, che sbadata: lo yoghurt era nel banco frigo là indietro; beh, tornerò più tardi.
E so che i riferimenti potrebbero essere molti; alcuni, in questo momento (mio, personale), potrebbero essere addirittura scontati. La vita può apparire un viavai di elenchi puntati che ti fissano in attesa di un click che cancelli l'opzione differente. Ma aggiungerei qualcosa.

C'è un tipo di elenchi di cui ho imparato a diffidare in maniera particolare: gli elenchi di persone.
Gli elenchi di persone sono subdoli. Cattivi. Merda non prodotta ma che si percepisce per la puzza non indifferente. Prendiamo un gruppo di persone (dico adulte), facciamone un elenco: un elenco di persone.
E ora mettiamoci a scegliere: questa sì. Questa pure, che fa ridere. Oh, anche quella, sì sì. E quest'altra?

No. Quest'altra persona no.
Perché? Perché è bello non sceglierla per vederla lì da sola. Per vedere se si sentirà esclusa e se avrà il coraggio di dire qualcosa, lei, stronza depennata e dimenticata da Dio e dagli evidenziatori. E se anche dicesse qualcosa? Diremmo che se l'è meritato. Anzi, anzi, no: sbufferemmo. Toh, che soddisfazione.
Quindi escludiamola. Non fa parte dell'elenco. Cambiamo stanza, storciamo il naso alle sue proposte, lasciamola nel suo brodo, vediamo finché regge.

No: non mi piacciono gli elenchi di persone. Preferisco la persona.
Ognuno è ciò che è perché la vita lo ha fatto diventare così, pregi e difetti compresi. Ogni imperfezione è frutto di dolore, sfortuna e crepe risanate con lo sputo.
E sostengo che prima di depennare qualcuno, di tracciarci una riga sopra, beh: occorrerebbe farsi delle domande. Provare a capire. Capire: è così poco comune, oggi. Eppure così bello. Così arricchente.
La persona, sì.

Questo è per "la persona" che finge di fregarsene, di essere forte e non dice nulla nemmeno a me, ma so ci resta profondamente male. Diciamo dei bimbi dell'asilo, ma a volte l'asilo è più vicino di quanto non sembri, e non è popolato solo da individui mal cresciuti di sesso maschile. Ahimè.

Il resto dell'elenco, 

sinceramente e senza ripensamenti,
...........lo depenno.

3 commenti:

  1. sai, non ho capito perché depennare qualcuno/a per il gusto di vederlo/a solo. Me lo spieghi?

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    1. Infatti non lo capisco nemmeno io (il motivo); se invece mi stai chiedendo cosa io intendessi dire, facevo riferimento al trincerarsi dietro ad un "essere gruppo" escludendo qualcuno. Ricordo di averlo visto a scuola, questo atteggiamento. Era solo una riflessione che mi ponevo nel constatare che certe cose non cambiano mai, solo diventano forse più subdole.
      Ma forse non ti ho chiarito le idee nemmeno con 'sta risposta.
      Scusa, son mestruata, è una scusante?

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    2. capito.

      Quell'atteggiamento l'ho notato anch'io, serve a farsi eleggere capi branco. "Io ho riconosciuto il problema, io l'ho isolato e io ho guidato il gruppo lungo la retta via!". Eccolo, riassumendo.

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