21 novembre 2014

Etimologia.

Era dalle medie - avendo poi frequentato un Istituto Tecnico Industriale - che qualcuno non mi faceva riflettere seriamente sull'etimologia. Solitamente in mezzo a citazioni latine e greche mi sento più spaesata di un riccio sulla Paullese, però ammetto che la cosa ha un suo fascino e un suo perchè. Questo vale sempre, soprattutto quando una persona generalizza la curiosità per cose che riguardano tutto all'infuori del lavoro. Ovvio.

Stabilità. Ho pensato a questo. Ho pensato che chiunque mi chiedesse la cosa che bramo di più, quella sarebbe la stabilità. L'abilità di stare, etimologicamente parlando. Il che - riferito a me - fa un po' ridere.

Io sono quella che agisce, che REagisce, che si alza e va avanti, che si muove dalle stasi, che piuttosto di fermarsi un attimo si strangolerebbe con i lacci delle sue consumatissime All Star tarocche. 
Stabilità, abilità di stare. Mi rendo conto che solo ultimamente mi sto abituando a farlo, e manco è venuto da me, l'input. Coerente, al mio solito.

Stabile. Abile a stare, non ad andare. Andare dove, poi? Altrove, credo. In qualunque posto che non sia lo stesso di questo momento. In un pensiero che non sia quello formulato e sedimentato e al quale ci si sia abituati. Ah: in quest'ultimo caso, soprattutto, sono  sempre stata la regina delle fughe. Escapologia pura.

..quanto era inquietante, l'amico Houdini?
Ma, lo devo dire: la stabilità non sembra fare così schifo. Soprattutto quando deriva dalle cose giuste. È solo una novità, e io devo oltrepassare la paura che non mi consente di abituarmici (occorrerebbe usare il plurale, qui.."e dobbiamo oltrepassare la paura che non ci consente di abituarcici". Oddio. Si dice abituarcici? Ho dannatamente paura di no, ma oltrepasserò anche questa). 

Mica una ha bisogno di essere Houdini, dico.
Solo un po' più stabile. Mentalmente e non.

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