6 gennaio 2016

Sole.

Alla fine il sole tornerà sempre,
dopo il nevischio, le uvette nere, i tavoli allungati.
Tornerà dopo le fughe su canali veri o dipinti,
dopo i graffi sulla porta, le ore di ozio, il sonno rubato al pomeriggio.
Tornerà e riporterà alla mente vacanze lontane,
primi tentativi di un nucleo in formazione,
di uno e uno che fa uno e non due,
perché se anche non opinabile, 
la matematica a volte si adatta alla vita.
Il sole ritornerà e soffierà nel naso profumi futuri:
ci sarà un albero, allora, e una stanza sempre in disordine
con i colori mezzi aperti e cinque opere in corso;
ci sarà un tiragraffi in un angolo,
un piano, una poesia appesa alle pareti
- a ricordo costante dei punti di partenza
come bivio al contrario, che si debiforca
(e debiforca sarà accettato dai dizionari, nell'allora) -.
E il forno sarà sempre caldo,
google maps costretto a far calcoli
e scorci nascosti si paleseranno alle nostre fotocamere.
E a volte, ci saranno volte in cui
- come spesso mi capita - mi metterò a piangere
senza un perchè. Perchè son donna,
e mi piace pensare che solo le donne sappiano intuire
quando gli angeli soffrono, e ne soffrano, di conseguenza.
Beh, piangerò. E quando mi domanderai il motivo
- e io non saprò trovarlo -
nell'allora mi dirai, sorridendo in quel tuo modo bambino,
di non preoccuparmi mai.
Che il sole torna sempre, alla fine, dirai.
Di non preoccuparmi affatto.


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